Visualizzazione post con etichetta vacanza lazio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vacanza lazio. Mostra tutti i post

mercoledì 2 ottobre 2013

Sagra delle Castagne 2013 - Soriano nel Cimino (VT)

La Sagra delle Castagne

Programma 46^ edizione 2013


Prima settimana

03 Ottobre, giovedì

  • ore 17,00
    "... ... ... donne, cavalieri et popolo della civitate e dello contado di suriano mettete sulle logge e finestre li simboli et li stendardi delli rioni, fate rullare i tamburi ... ... ... ... e che la festa inizi"
  • Ore 20,00 - 
    CONVIVIUM SECRETUM (5 edizione)

    Percorso enogastronomico tra i sapori dei tempi antichi presso le
    Taverne delle quattro Contrade.
    ( Prenotazione obbligatoria presso la Pro Loco)

04 Ottobre, venerdì

  • Ore 18,00
    MESSA SOLENNE - Benedizione delle contrade
    (Chiesa Collegiata - Piazza V. Emanuele, II)
  • ore 21,30
    BENEDIZIONE DEGLI ARCIERI E CAVALIERI
    (Piazza V. Emanuele II)

05 Ottobre, sabato

  • Ore 10,30
    "CONVEGNO SULLA CASTANICOLTURA" a cura del Comune di Soriano nel Cimino ed Ente Sagra delle Castagne
    (Sala Consiliare- Piazza Umberto I) 
  • Ore 16,00
    Esibizione “DELL’ ARTE DELLA CACCIA COLLI  UCCELLI
    DE’ FALCONIERI” a cura  del Rione S.Giorgio
    (Piazza V.Emanuele II)

    a seguire...
  • "Currevano Anni Domini MCCC..."
    "Colori e rumori di una via medievale" (a cura del Rione S.Giorgio)
    (Via Montecavallo)
  • Ore 17,30
    CONCERTO D'AUTUNNO presentato dal Coro Polifonico "F. Suriano" di Soriano nel Cimino e Ensemble Vocale Strumentale "Butterfly" di Colleferro.
    Direttori: Andrea Fagioni e Giuseppe Pignatelli.
    (Chiesa Sant'Eutizio - Via della Rocca)
  • Ore 19,00
    Esibizione del Gruppo Storico Spadaccini
  • Ore 21,30
    MUSICORUM CONSORTIUM
    Esibizione dei Musici delle quattro Contrade  (Piazza V. Emanuele II)

06 Ottobre, domenica

  • dalle ore 08,00
    Fiera mercato
  • ore 10,30
    Esibizione dei GIOVANI SBANDIERATORI E SPADACCINI
    (Piazza V.Emanuele)
  • Ore 12,00
    LETTURA DEL BANDO DI SFIDA ( per le vie del borgo)
  • Ore 15,00 - 
    DISPUTA DEL PALIO DELLE  CONTRADE

    (Campo Giannotti)
  • Ore  18,00
    PROCLAMAZIONE DEL VINCITORE (Piazza V.Emanuele II)
  • Ore 21,00
    Esibizione del Gruppo Sbandieratori e Musici della Contrada Trinità

Seconda settimana

9 Ottobre, mercoledì

  • Ore 19,00
    "PONITUR LAPIS" - Titolazione "Largo Augusto Barzellotti".
    A cura del Rione Rocca e Gruppo Storico Spadaccini.
    (Via della Rocca) 

10 Ottobre, giovedì

  • Ore  20,00
    Cena di Beneficenza organizzata dalla locale sez. CRI
    (Presso Taverna delle Acqua - Rione Papacqua)
  • Ore  21,30
    Esibizione GIOVANI SPADACCINI E SBANDIERATORI
    (Piazza V.Emanuele II)

11 Ottobre, venerdì

  • Ore 10,30
    Convegno letterario Italo-Romeno - Integrazione sul territorio.
    Interverranno esponenti della cultura Romena.
    A cura dell'Amministrazione Comunale.
    (Sala Consigliare - Piazza Umberto I)
  • Ore 18,00
    "Soriano nel Tempo"- A cura dell'Associazione Soriano III Millennio
    Relatore: Marco Fanti
  • Presentazione del libro "gli Orsini di Castello" di Giacobbe Tardani
    (Chiesa della Misericordia)
  • Ore 21,30
    "Quando il dragone andava a divorare la donzella, San Giorgio s'armòe e si lo uccise..."
    Manifestazione a cura della Contrada S. Giorgio
    (Piazza V.Emanuele II)a seguire...
    "Papacqua... e il Rinascimento"
    Manifestazione a cura della Contrada Papacqua
    (Piazza V.Emanuele II)

12 Ottobre, sabato

  • Ore 10,30
    Cerimonia di intitolazione della Sala Consigliare a "Falcone-Borsellino"
    con la presenza della prof.ssa Maria Falcone
    A cura dell'Amministrazione Comunale
    (Piazza Umberto I)
  • Ore 15,00        
    MERCATINO MEDIOEVALE. A cura della Contrada  Trinità-
    (Chiostro S. Agostino- Piazza Umberto I)
  • Ore 15,00 - 
    GIOCHI POPOLARI (Piazza V.Emanuele II)
  • Ore 18,00
    "FRANCESCO SURIANO dal Cimino alla Basilica di San Pietro in Vaticano".
    Relatrice Catia Proietti
    "La musica di Francesco Suriano"
    Relatrice Laura Bonifazi
    Esecutore all'organo Lucio Roberti
    (Chiesa di Sant'Eutizio - Via della Rocca)
  • Ore  21,30 - 
    RIEVOCAZIONE STORICA
    SORIANO TRA STORIA E LEGGENDA

    (Piazza V.Emanuele II)
  • a seguire
    SALA DELLE TORTURE
    a cura del Gruppo Storico Spadaccini del Rione Rocca
    (Castello Orsini - Via della Rocca)
  • Ore 23,30
    TOMBOLA MEDIEVALE
    A cura dell'Associazione Sant'Eutizio Martire Classe '74
    (Piazza V. Emanuele II)

13 Ottobre, domenica

  • dalle ore 08,00
    Fiera mercato
    ore 09,30
    MERCATINO MEDIOEVALE. A cura della Contrada Trinità.
    ( Chiostro S. Agostino- Piazza Umberto I )
  • Ore  11,00
    PREMIO NAZIONALE “VOJOLA D’ ORO”
    (Chiostro S.Agostino- Piazza Umberto I )
  • Ore 15,00 - 
    CORTEO STORICO – SORIANO E I SUOI RIONI 
    (Piazza V. Emanuele II  e per le Vie del Paese)
  • a seguire
    SALA DELLE TORTURE
    a cura del Gruppo Storico Spadaccini del Rione Rocca
    (Castello Orsini - Via della Rocca)
  • Ore 19,00
    TOMBOLA MEDIEVALE
    A cura dell'Associazione Sant'Eutizio Martire Classe '74
    (Piazza V. Emanuele II)

Terza settimana

Sabato e Domenica, 19/20 Ottobre

  • Il Castello dei Sapori - Apertura: ore 10,00
    Degustazione di prodotti tipici locali e della Tuscia. Ingresso Libero.
    A cura della Cooperativa Il Camaleonte
    coop.ilcamaleonte@libero.it - Tel. 320.9341963 - 349.8774548
    (Castello Orsini - Via della Rocca)
Per ulteriori informazioni www.sagradellecastagne.com




sabato 7 settembre 2013

A SPASSO NELLA STORIA - CHIESA DI SANTA ROSA, VITERBO

CHIESA DI SANTA ROSA










bandiera eng
Viterbo Città d'Arte - Chiesa di Santa Rosa
INTERNO
In fondo alla navata destra, sulla contrafacciata, una lapide posta nel 1933 dal vescovo di Viterbo Emidio Trenta ricorda i lavori di consolidamento della chiesa. La bussola della porta laterale destra proviene dall’antica chiesetta del 1632.
Il Crocifisso ligneo sul primo altare risale al XVII sec.: la testa del Cristo, reclinata in avanti, è circondata da una raggiera di legno dorato.
La stele che segue segnala la tomba di don Alceste Grandori (1880-1974), acclamato come uno dei più ferventi devoti di santa Rosa e padre carismatico della chiesa viterbese. "Amò di soprannaturale più generazioni di viterbesi educandoli alla pratica delle verità della fede. Maestro incomparabile e indimenticato. La chiesa viterbese riconoscente 9 marzo 1978".
Di fronte, sul retro del pilone, una lapide del terz’Ordine Francescano ricorda il settimo centenario della morte di S. Rosa (2 settembre 1952).
L’urna di bronzo dorato (ai lati due angeli in preghiera), che ammiriamo nella cappella della Santa, è del 1699 e sostituisce due precedenti in legno, una delle quali è custodita nell’adiacente casa di Santa Rosa (1). I tondi delle pareti intorno all’urna, di autore ignoto, rappresentano scene della vita e dei miracoli della santa. Il corpo, annerito dai secoli e dall’incendio del 1357, è miracolosamente intatto e ricoperto da una tonaca di seta che viene periodicamente sostituita dalle Clarisse dell’adiacente convento. L’ultima vestizione, in ordine di tempo, risale al 13 febbraio 1990; con l’abito dimesso vengono confezionate reliquie per i fedeli.
Ai piedi degli scalini si fa apprezzare una pregevole statua marmorea della Santa, opera dello scultore siciliano Francesco Messina (1940).
La lapide che segue, sempre lungo la parete destra, è posta sulla tomba del conte Mario Fani, fondatore della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (1845-1869). Pio XII dirà "…nel lontano 1868, in una notte di preghiera nella chiesa di Santa Rosa a Viterbo spuntò dal cuore di Mario Fani il primo fra i rami che oggi potrebbero chiamarsi la prima radice del robusto tronco dell’Aziona Cattolica Unitaria…". Della stessa Azione Cattolica è la lapide, nel retro del pilone a fronte, che ricorda il 75°anno di fondazione (1943).
Sull’ultimo altare di destra, una tela di Publio Muratore, che sostituisce una precedente ottocentesca del Dilani (andata distrutta), rappresenta Un paggio porge a Santa Rosa un mazzo di fiori. In ginocchio, il Vescovo di Viterbo Luigi Boccadoro; in piedi, San Francesco e Santa Chiara. Sullo sfondo, la loggia del palazzo dei Papi.
In testa alla navata, in alto, una lapide ricorda la consacrazione della chiesa da parte del card. Gaspare Pianetti (25 agosto 1850). In basso, altre due: la prima (8 settembre 1921) porta la firma della Società della Gioventù Cattolica Italiana in riconoscenza dei fondatori, tra cui Mario Fani; la seconda, del febbraio 1893, reca un’analoga riconoscenza a Mario Fani.
La tela del presbiterio (2), circoscritta da una cornice in legno dorato, con Santa Rosa circondata da angeli che l’accompagnano in cielo su un paesaggio di Viterboè di Francesco Podesti di Ancona (1812-1855) e sostituisce una precedente del Romanelli (XVII sec.) andata distrutta.
L’altare maggiore, di marmo policromo, è un dono del 1937 del Consiglio Superiore dell’Azione Cattolica Femminile, come testimonia la lapide incastonata nel lato destro: "A Santa Rosa da Viterbo – inclita Vergine della serafica milizia – dilettissima Patrona – della Gioventù Femminile di Azione Cattolica il Consiglio Superiore di G.F. – consacra nel marmo la riconoscenza imperitura – esprime nell’altare la preghiera fiduciosa – implora per la sua celeste intercessione – ardore di carità e zelo di opere – per la salvezza delle anime – per la gloria di Dio. Milano 4 settembre 1937".
Il contraltare, sistemato dopo la riforma liturgica, è simile al primo.
La parete di testa dell’abside sinistra accoglie quattro lapidi. In alto si ricorda che il card. Pianetti riuscì a ricostruire la chiesa in cinque anni, vincendo tutte le difficoltà suscitate dai tempi calamitosi attraversati allora dallo Stato Pontificio. In basso, gli omaggi sono sulle tombe di Margherita Ciofi (1868), Anna Signorelli (1870) e Adelaide Bianchi (1866).
La tela, sul terzo altare di sinistra, è attribuita a Vincenzo Pontani e raffigura laMorte di San Giuseppe.
Nel retro del pilone di fronte, è la tomba di Giuseppe Signorelli, Presidente Ispettore al Catasto Pontificio (1865): "…amò di schietto amore la Chiesa".
Accanto, è venerata la statua lignea (proveniente da Ortisei) della Madonna di Loreto protettrice degli Aviatori, dono dell’Associazione dell’Arma Aeronautica.
Seguendo la parete, si legge il ricordo del Vescovo di Viterbo Adelchi Albanesi (1883-1970), quivi sepolto, raffigurato nel medaglione in bronzo di Francesco Nagni che precede il bellissimo polittico firmato (sul listello ai piedi dello scomparto) del maestro viterbese Francesco d’Antonio Zacchi detto Il Balletta (XV secolo). L’opera, datata 1441, raffigura la Madonna in trono col Bambino tra S. Rosa e S. Caterina d’Alessandria; nelle cuspidi, l’Annunciazione e la Madonna della Misericordia; nei pilastri laterali: S. Giovanni Battista, S. Antonio Abate, S. Margherita, S. Maria Maddalena, S. Ludovico da Tolosa e S. Chiara; nella predella:Cristo in pietà tra la Madonna e S. Giovanni Evangelista e, ai lati, S. Paolo, S. Lorenzo, S. Lucia, S. Biagio, S. Francesco e S. Bartolomeo (3).
Alla base del polittico, una lapide ricorda i caduti in guerra (1940-1945).
La tela sull’altare che segue (raffinato il paliotto in marmo policromo) è del pittore tedesco Michele Wittmer e raffigura la Madonna col Bambino tra San Francesco di Sales, Santa Giovanna Francesca Fremito de Chantal, San Bonaventura, Sant’Antonio da Padova e San Stanislao Kostka.
Nella cantoria sopra la bussola è collocato un organo a trasmissione meccanica (Tamburini, Crema, 1968).
La bussola è un dono dei Legionari Viterbesi reduci dall’Africa Orientale (1937).
Il pavimento in marmo policromo è opera della ditta Anselmi di Viterbo.
L’interno della cupola, affrescata in parte da Giuseppe Cellini, presenta i quattro Evangelisti, nelle vele; nel catino Il Beato Crispino, San Francesco, Santa Giacinta e San Giacomo e, nella calotta, l’Agnello mistico tra Angeli.
La "Via Crucis", in rame sbalzato, è opera dello scultore viterbese Roberto Ioppolo.

LA STORIA
La costruzione risale alla metà del secolo scorso (1850) per iniziativa del card. Gaspare Bernardo Pianetti, vescovo di Viterbo, che fece riedificare la chiesa, sulle strutture di quella preesistente, a somiglianza della cinquecentesca Santa Maria delle Fortezze (oggi in gran parte distrutta), senza però ottenere apprezzabili risultati sul piano architettonico.
Gran parte dei finanziamenti venne reperita dalle Clarisse del convento, impegnate ad ingrandire ed ammodernare il vecchio complesso del 1632.
L’attuale edificio, pur di modesto interesse artistico, riveste, tuttavia, un grande valore per i Viterbesi in quanto è legato alla figura della patrona della città, venerata non solo nella Tuscia, ma in molte altre parti del mondo.
La cupola, che sormonta la chiesa (realizzata nel 1917, su progetto dell’architetto Arnaldo Foschini) stenta ad armonizzarsi con le pretese rinascimentali della facciata in peperino, solenne ed austera, divisa da piatte lesene a capitello ionico su cui grava un grande timpano.
In origine al suo posto sorgevano la chiesetta e il monastero (dedicato a Santa Maria) delle Povere Sorelle di San Damiano di Assisi, di cui si ha notizia già nel 1235. Circa la metà del secolo XIV il complesso cominciava già a chiamarsi di S. Rosa. Nel 1258 il pontefice Alessandro IV vi fece "trasportare" il corpo della Santa, che da sette anni giaceva nella nuda terra presso la vicina chiesa di Santa Maria in Poggio.
Storia e credenze popolari si fondono per informarci su un episodio miracoloso che avrebbe poi generato il culto della Santa e della "Macchina di Santa Rosa" assurta oggi a spettacolare avvenimento di folclore religioso (3 settembre di ogni anno). Rosa morì, secondo la tradizione il 6 marzo 1251 e venne sepolta, come detto, presso la chiesa di Santa Maria del Poggio, accanto alla sua modesta abitazione. Da viva avrebbe chiesto più volte di entrare nel convento delle monache di San Damiano, ricevendo però sempre il severo diniego della badessa. Nell’eterno contrasto tra cattolici ed eretici, che distinse buona parte del Medioevo, Rosa era considerata da molti una ribelle all’imperatore e ai nemici della Chiesa e pertanto occorreva prudenza. "So bene che non è questa la causa – avrebbe detto la giovinetta -. Ma perché disprezzate in me ciò che Dio apprezza? Ciò che è stoltezza nel mondo è sapienza agli occhi di Dio e ciò che voi disprezzate da viva sarete contenta di avere come morta, ed infatti l’avrete".
A pochi anni dalla sua scomparsa comparve più volte in sogno al papa Alessandro IV, che in quel tempo risiedeva in città, ammonendolo di trasferire il suo corpo a Santa Maria presso le Monache di San Damiano.
Il pontefice seguì il sogno premonitore e ordinò la traslazione che, secondo la tradizione, avvenne, con un corteo di quattro cardinali e fedeli il 4 settembre 1258.
Il trasporto della "Macchina di Santa Rosa", del 3 settembre, ricorda, per l’appunto, questo storico evento.
La chiesa, ricostruita dopo l’incendio del 1357, venne affrescata intorno alla metà del Quattrocento, dopo un ulteriore ampliamento, da Benozzo Gozzoli con scene della vita della Santa. Le pregevoli opere andarono distrutte in conseguenza ad ulteriore lavori di rifacimento nella prima metà del XVII sec. Restano nove copie (disegni acquerellati), di mediocre fattura, del pittore orvietano Francesco Sabatini (1632) custoditi nel Museo Civico di Viterbo. Gli episodi del Gozzoli, che non vedremo mai, rappresentavano: la resurrezione della parente morta; l’apparizione del Crocifisso e la predicazione di Rosa; l’esilio da parte del Vicario di Federico II; l’annuncio della morte di Federico II da parte dell’Angelo e la comunicazione che Rosa ne dà al popolo di Soriano; il miracolo della cieca; la prova del fuoco; il rifiuto dal Convento e la morte di Rosa; l’apparizione al papa e il ritrovamento della salma.
Due disegni autografi del Gozzoli (probabilmente non trasferiti in affresco) sono conservati al British Museum di Londra e al Gabinetto delle Stampe di Dresda.

Chiesa di Santa, Santa Rosa church: Traduzione di Veronika Melnick, Seattle University, Danielle Maddock, University of Nevada, Reno, Alicia Bertram University of New Mexico, Albuquerque. Programma USAC presso Università degli Studi della Tuscia. The building, dates back to the middle of the nineteenth century (1850). It was initiated by the cardinal, Gaspare Bernando Pianetti, the bishop of Viterbo, who rebuilt the church, on top of the pre-existing structure, in resemblance to the sixteenth century Santa Maria of Fortezze (today it is mostly destroyed), but without obtaining significant results in terms of architecture.
INTERNO. Interior
On the end of the right aisle, on the counter, is a plaque posted in 1933 by the Bishop of Viterbo, Emidio Trenata, recording the work of consolidation of the church. The inner door on the right side comes from the old church of 1632. The wooden crucifix on the first alter dates back to the seventeenth century: the head of Christ, bent forward, is surrounded by a ring of gilded wood. The following stele indicates the tomb of Don Alceste Grandori (1880-1974), acclaimed as one of the most fervent devotees of Santa Rosa of Viterbo and the charismatic father of the church of Viterbo. “He loved the supernatural very much and teaching many generations of Viterbo to practice the truths of faith. He was an incomparable and unforgettable teacher. The church of Viterbo is grateful. March 9, 1978.” On the back of the large column, a plaque of the Third Franciscan Order remembers the seventh centenary of the death of Santa Rosa (September 2, 1952). The golden bronze urn (on the sides two angels in prayer), that we can admire in the chapel of the Saint, is from 1699 and replaces two preceding wooden ones, one that is housed in the adjacent home of Santa Rosa (1). The scenes on the outside walls of the urn (artist unknown), represent miracles and events in the life of the Saint. The body is blackened from centuries and from the incident of 1357. It is miraculously intact and covered with a silk tunic that is periodically replaced the by the nuns in the adjacent convent. The last replacement, was on February 13, 1990. The old tunics become relics for the faithful. At the bottom of the steps, there is a fine marble statue in the memory of the Saint by the Sicilian sculptor, Francesco Messina (1940). The tombstone that follows, along the right wall, is the place on the grave of Count Mario Fani, the founder of the Gioventù Italiana di Azione Cattolica (1845-1869). Pio XII said “back in 1868, during one night of prayer at the chirch of Santa Rosa of Viterbo, Mario Fani sprang from the heart the first branches that today can be called the first root of the robust trunk of Aziona Cattolica Unitaria...” The tombstone was asked to be made by the same Azione Cattolic. On the back of the pylon, in the front of the tombstone, is a reminder of the 75th year of establishment (1943). On the last alter on the right, there is a painting by Publio Muratore that replaces a preceding 19th century painting by Dilani (it has been destroyed). It represents Santa Rosa holding a bouquet of flowers. On his knees, the bishop of Viterbo, Luigi Boccadoro and on foot, San Francesco and Santa Chiara. In the background is the Palace of the Popes (palazzo dei Papi). At the head of the nave, above, is a plaque that commemorates the consecration of the church by the cardinal, Gaspare Pianetti (August 25, 1850). At the bottom there are two more, the first bears the signatures of the Italian Catholic Youth Society in recognition of it founders (September 8, 1921), including Mario Fani. The second of February 1893, pays similar gratitude to Marco Fani. The canvas painting of the presbytery (2) has a gilded wooden frame. It depicts Santa Rosa surrounded by angels that accompany her in the sky over a landscape of Viterbo and Francesco Podesti of Ancona (1812-1855). This painting replaces a previous one by Romanelli (17th century) that is now destroyed. The great altar of polychrome marble was given by the Consiglio Superiore dell’Azione Cattolica Femminile (The Higher Council of Catholic Women) in 1937. The plaque on the ride side of it reads: “To Santa Rosa of Viterbo- illustrious Virgin of the saraphic army- beloved Patron of the Gioventù Femminile di Azione Cattolica- the Consiglio Superiore di G.F consecrates the marble with its undying graditude. In the alter a confident prayer is expressed, pleading for her celestial intercession, ardent charity, and zealous works and for the salvation of souls for the glory of God. Milan Septemer 1937 The counterpart, settled after the liturgical reform, is similar to the first. The front wall of the left apsis welcomes four tombstones.  At a sentence written at the top remember  that the Cardinal managed to reconstruct the church in five years, defeating all difficulties the Papal state was having provoked form at the time.  At the bottom the tribute to the tombs of Margherita Ciofi (1868), Anna Signorelli (1870) e Adelaide Bianchi (1866).   The cloth, on the third alter on the left, is attributed to Vincenzo Pontani and symbolizes the death of San Giuseppe.  In the back of the tower from the front, is a tomb of Giuseppe Signorelli, Presidente Ispettore al Catasto Pontificio  (1865) "… he loved sincerely the Chruch."   Nearby, is the adored wooden statue (coming from Ortisei) of the Madonna di Loreto protector of the Aviators, donated by the Association of the Army Aeronautics.  Following the walls, read the memory of Bishop of Viterbo Adelchi Albanesi (1883-1970), buried here,  representing the medallion in bronze of Francesco Nagni that precedes the very beautiful polyptych signed (on the plank at the feet of the pocket) from the master, from Viterbo,  Francesco d'Antonio Zacchi known as Il Balletta (15th Century).  The work, dated 1441, symbolizes the Madonna in throne with the Child between S. Rosa and S. Caterina d'Alessandria; at the point, Annunciation and the Madonna from Misericordia; in the side pillar: S. Giovanni Battista, S. Antonio Abate, S. Margherita, S. Maria Maddalena, S. Ludovico da Tolosa and S. Chiara; on the alter-step: Christ in pity between the Madonna and S. Giovanni Evangelista and at the side, S. Paolo, S. Lorenzo, S. Luca, S. Biagio, S. Francesco and S. Bartolomeo (3). At the base of the polyptych, a tombstone to remember the fallen in war (1940-1945).   The cloth on the alter that follows (the frontal refined in colorful marble) is by the German  painter Michele Wittmer and depicts the Madonna with the Child between S. Francesco of Sales, S. Giovanna Francesca Fermito of Chantal, S. Bonaventura, S. Antonio from Padova and S. Stanislao Kostka.    In the choir on the inner door is placed an mechanical transmission organ.   The inner door is a gift from the Legionari Viterbesi veterans from East Africa (1937).  The floor in colored marble was made by the company Anselmi ins Viterbo.  The inside of the dome, fresco in part by Giuseppe Cellini, presents the four Evangelists, in the sails; in the basin the Beato Crispino, S. Francesco, S. Giacinta and S. Giacomo and in the crown, the spiritual Lamb between Angels.      The "Via Crucis" decorated in copper, was made by the sculptor Roberto Ioppolo, from Viterbo.
 LA STORIA, History
The construction goes up to the middle of the century last (1850) from initiatives of the Cardinal Gaspare Bernardo Pianetti, Bishop of Viterbo, who order the reconstruction of the church, on the structure of that pre-existing, resemblance of the  16th century Santa Maria delle Fortezze (today in great measure destroyed), however without achieving significant results on the architectural floor.. The majority of the financing came from the Clarisse convent, committed to enlarge and to update the old complex from 1632.  The current building, also from artistic modest interests, covers, however, a large value for the people of Viterbo because of the ties to the figure of the patron of the city, fear not only in Tuscia, but in most other parts of the world.  The dome that surrounds the church (this architecture project of Arnaldo Foschini was achieved in 1917) was difficult to blend with the demand of the high-spirited Renaissance façade, solemn, strict, uniform and divided by flat pilasters with iconic capitals on which rests a large tympanum. Originally in its place stood the church and the monastery (dedicated to Santa Maria) of the Povere Sorelle of San Damiano of Assisi, of which there are records from 1235. Around the middle of the fourteenth century the complex was starting to be called S. Rosa. In 1258 Pope Alexander IV made them “transport” the body of “Santa Rosa” to the church of Poggio, which had been buried in the earth near the church for seven years. History and popular belief merge to inform us of a miraculous episode that would generate the cult of the saint and the “Macchina di Santa Rosa” which today is a spectacular religious event (September 3rd every year). According to tradition Rosa died March 6th, 1251 and was buried, as previously mentioned, nearby the church of Santa Maria of Poggio, near her modest home. Had you been alive you would have asked many times to enter the convent of nuns of San Damiano, receiving always a severe denial from the abbess. The eternal conflict between the Catholics and the heretics, which defined a good part of the Middle Ages, Rosa was considered to many as a rebel emperor and an enemy of the church and therefore she needed to be cautious. “ I know that this is not the cause” the young girl used to say, “And because they despise in me what God praises? This is the stupidity in the world and wisdom in the eyes of God is that which you despise and be glad that you live as if you were dead, and in fact you have”. A few years after her death she reoccurred appearing in the dreams of Pope Alexander IV, who at this time was residing in the city, warning him that he should transfer her body to the nuns of Santa Maria at San Damiano. The pointiff followed the premonitory dream and ordered the transfer, according to the tradition, and the transfer came with a procession of four faithful cardinals on September 4th, 1258. The transport of the “Macchina di Santa Rosa”, on September 3rd, remember, is in fact for this historical event. The church, which was reconstructed after the fire of 1357, was repainted on the interior during the fifteenth century, after the building of an extension by Benozzo Gozzoli with scenes of the life of the saint. The valuable works were destroyed due to the additional repair work during the first half of the 17th Century. There are nine remaining copies (watercolor paintings) of mediocre technique, of the Orvieto painter Francesco Sabatini (1632) which are in the custody of the Museo Civico of Viterbo. These episodes of Gozzoli, which we will never see, represented: the resurrection of the dead relative, the apparition of the Crucified, and the preachings of Rosa; the exile from the Vicar of Frederick II; the announcement of the death of Frederick II by the angel and the preachings that Rosa gave the people of Soriano; the miracle of the blind; the evidence of the fire; and the refusal by the Convent and the death of Rosa; the appearance of the pope and the retrieval of the corpse. Two paintings signed by Gozzoli (probably non transferred in the fresco) are conserved in the British Museum in London and the Cabinet of Prints in Dresden.



martedì 3 maggio 2011

COSA VI ASPETTA AL VOSTRO ARRIVO???

No, non è una minaccia! :)
Vogliamo che appena varcata la soglia del nostro albergo, vi sentiate come in famiglia, coccolati e  rilassati!
Per questo abbiamo pensato per voi, degli itinerari "personalizzati".
Date un'occhiata qua sotto!!!


No, not a threat! :)
We want to crossing the threshold of our hotel, you feel like family, pampered and relaxed!
So we've created for you, itineraries "custom".
Take a look below!






Benvenuti a nome di tutto lo Staff dell'Hotel Viterbo Inn!


In questo opuscolo troverete tutte le indicazioni utili per vivere al meglio la vostra permanenza a Viterbo. Potrete godere delle bellezze artistiche, conoscere la storia della città, le sue leggende, le tradizioni e la gastronomia.

Inoltre troverete elencati tutti i servizi dei quali potrete usufruire come nostri ospiti.
Il nostro Staff sarà pronto ad aiutarvi fornendovi tutte le informazioni necessarie, esaudendo, nel miglior modo possibile, le vostre richieste. Se avete domande, dubbi o curiosità, non esitate a chiedere alla Reception!
******************

Lo Staff

Gianfranco, Tiziana, Virna, Annelisa.


*******************


Nel nostro albergo:

  • Tutte le camere dispongono di: Servizi privati con asciugacapelli, TV LCD, Mini bar, Climatizzazione.
  • Area wi-fi gratuita (troverete la password di seguito)
  • Area relax
  • Servizio di portiere notturno h24
  • Colazione a buffet con prodotti tipici della nostra tradizione culinaria (torte della nonna) e fontana di cioccolato!
  • Convenzioni con le Terme dei Papi
  • Centro estetico “La Ninfa” all'interno del nostro albergo (trattamenti su prenotazione)
  • Guida Turistica autorizzata dalla Provincia (su prenotazione)
  • Navetta per spostamenti sia all'interno che all'esterno della città (su prenotazione)
  • Parcheggio gratuito per moto e bici
  • Ristorante convenzionato “La Loggetta” (a 50 mt dall'albergo)
  • Sconto del 10% presso la bottega di prodotti tipici “Ejelo” o consegna in camera. (troverete i coupon di seguito)
  • Itinerari personalizzati (culturali, enogastronomici, religiosi...)



Per ulteriori servizi ed informazioni non esitate a chiedere alla Reception!

***************
Viterbo: una città da scoprire.

Viterbo è un piccolo capoluogo della Tuscia, nel Lazio settentrionale, con 63.000 abitanti, a nord di Roma da cui dista circa 80 Km.
Attraversato dalla strada statale Cassia, che lo collega a nord con 
Siena e a sud con la Capitale, conserva il suo aspetto medioevale, il centro storico è circondato da cinta muraria con le attuali 7 porte di accesso. Situato in buona posizione collinare, a Sud-est della città ci sono i Colli Cimini di natura vulcanica, in prossimità di due laghi: di Vico e di Bolsena, a 50 Km. dal Mar Tirreno.
Viterbo è stata definita la città dei Papi in quanto nel XIII secolo per circa 20 anni era stata eletta come sede papale, contendendo questo primato a Roma; famosa per le sue belle fontane: fontana grande, quella della Rocca, di S. Faustino, dei Leoni e varie fontane a forma di fuso di origine medioevale; suggestivo il quartiere medioevale di S. Pellegrino che offre ai visitatori degli scorci che ci riportano indietro nel tempo.
Da visitare la Chiesa di Santa Rosa, patrona della città, che viene festeggiata ogni anno, la sera del 3 Settembre, con il tradizionale trasporto della Macchina di S. Rosa, un campanile alto 28 m. che pesa 5 tonnellate sulla cui sommità c’è la statua della Santa benedicente e viene portato in spalla da un centinaio di facchini; percorre di sera un tragitto di 1200 m. al buio illuminata da lumini di cera e altre luci alimentate da batterie. Lo spettacolo è unico al mondo e questa manifestazione si svolge da secoli per ricordare la traslazione del corpo della Santa 18enne, trovato incorrotto, dopo 7 anni dalla sua morte con una processione alla quale partecipò papa Alessandro IV nel 1258 insieme a quattro cardinali, per trasferirlo nell’attuale Chiesa a lei dedicata.
A 3 Km dal centro è situata l’area termale con acqua solfurea calda, indicata per varie cure: famosa la sorgente del Bulicame, ricordata da Dante nell’Inferno, in passato meta privilegiata di molti Papi che venivano a curarsi, con acque e fanghi, i gravi dolori delle ossa.

Rimanete solo per poche ore?

Suggeriamo senz’altro la visita del centro storico della città: Piazza del Comune con la torre dell’orologio, la splendida sala Regia che conserva affreschi che ricordano la storia della città. Il sarcofago della bella Galiana che accolse il corpo di una ragazza vissuta nel 1138, uccisa da un ammiratore respinto, poi piazza del Gesù nella cui chiesa nel 1271 fu ucciso Enrico di Cornovaglia, nipote del re d’Inghilterra. Fino ad arrivare al Duomo e al Palazzo dei Papi con il suo salone del conclave, qui furono eletti ben 5 pontefici, famosa è rimasta l’elezione di papa Gregorio X nel 1271 che per accelerarla si arrivò a scoperchiare il tetto.
Infine la Chiesa di S. Maria Nuova in stile romanico contiene affreschi del 1300 e 1500, e il Quartiere Medioevale di S. Pellegrino fino ad arrivare in Piazza fontana Grande.


Di seguito troverete alcuni cenni storici sulla città di Viterbo, all’ultima pagina l’itinerario per una passeggiata culturale nell’antico centro storico.
LA STORIA:

Si hanno tracce d'insediamenti neolitici ed e neolitici e qualche segno etrusco nella lontana storia di Viterbo, ma molti storici sono portati a credere che nel periodo etrusco l'insediamento non raggiungesse lo stato di vicus, a differenza degli storici quattrocenteschi che supponevano una tetrapoli etrusca, fuorviati dalla sigla FAVL che secondo le teorie di frate Annio, era formata dalle iniziali di quattro villaggi (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula). Probabilmente dopo la conquista romana fu costituito in stazione militare, chiamato Castrum Herculis per la presenza in loco di un tempio dedicato all'eroe mitologico (il leone simbolo di Viterbo deriva da questo aneddoto).
La città medievale tuttavia trae origine da un "castrum", una fortificazione longobarda posta al confine tra i loro possessi nella Tuscia e il ducato bizantino di Roma: il colle di San Lorenzo, ricordato nella donazione di Sutri tra i possessi che Liutprando promette alla Chiesa nel 729, fu fortificato nel 773 da Desiderio, nell'ultimo periodo della sua contesa con Carlo Magno. Dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii proprietà delle terre di San Pietro, mentre Ottone I annovera il castello tra i possessi della Chiesa.
Nel sec. XI, l'incremento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancisce il passaggio a istituzioni comunali. È il XII secolo il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicura il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferisce legittimità alla sua politica di espansione. Nel 1172 viene distrutta la città diFerento il cui simbolo (una palma) viene aggiunto a quello di Viterbo (il leone) emblema tutt'ora vigente, attorno al 1190 viene assediata Corneto, l'imperatore attacca Roma con l'esercito viterbese. Il districtus del comune aumenta considerevolmente. Ulteriore elemento che accresce il prestigio e l'importanza politica di Viterbo, è la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1194 ai danni di Tuscania, la cui precedente predominanza nella Tuscia romana viene meno.
All'inizio del XIII secolo la città viene inserita nell'orbita papale, soprattutto con il disegno di Innocenzo III, che tentò di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel1207 ospitò il Parlamento degli stati della Chiesa. Tuttavia, insofferente per la presenza papale, la città invocò la protezione di Federico II: si apre così fino al 1250circa un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti) e ghibellini (i Tignosi). Si inserisce in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo: Santa Rosa da Viterbo, che visse tra il 1233 e il 1251. Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che animò i viterbesi a resistere contro l'assalto dell'esercito di Federico II.
Il fallito assedio di Federico II nel 1243 e il successo dei Guelfi sancisce per la seconda metà del XIII secolo la definitiva politica filo-papale: la famiglia dei Gatti monopolizza le cariche municipali e i pontefici scelgono Viterbo come sede papale. L'episodio discriminante, che attira l'attenzione su Viterbo, è l'elezione papale del 1268-1271 che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato di tanto indugio, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell'elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; così abbastanza rapidamente i cardinali scelsero il piacentino Tebaldo Visconti, che era arcidiacono di Liegi (quindi neanche prete), ed in quei giorni si trovava in Terra Santa per la nona crociata. Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, (1272), e, vista la bontà della "clausura", stabilì con la costituzione apostolicaUbi Periculum che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave! Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell'ultimo di questi il popolo sobillato da Carlo d'Angiò, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Rubeo Orsini, protodiacono. Il nuovo papa che uscì da questo conclave funestato dall'invasione del popolo viterbese fu un francese, il cardinale Simon de Brion, proprio come voleva Carlo d'Angiò. Martino IV, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lancerà sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l'abbandonerà in fretta e furia con tutta la corte pontificia, senza peraltro tornare a Roma, come molti auspicavano. Si chiude con questo spiacevole episodio il periodo aureo di Viterbo. I papi non verranno più a risiedere in questo splendido comune dell'alto Lazio. Con la curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, come laVia Cassia e la Francigena, che architettonico, con l'edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese nel fiorire dello stile gotico che i cistercensi avevano inaugurato nel luogo con l'Abbazia di San Martino al Cimino.
L'esilio avignonese dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. L'effimera ricostituzione del Patrimonio di S. Pietro del cardinaleEgidio Albornoz, non impedì ai nobili Gatti e ai prefetti di Vico di imporsi, con istituzioni ormai di tipo signorile, a Viterbo. A metà del '500 la città conobbe un nuovo, ancorché breve, periodo di fervore culturale e spirituale per la presenza del cardinale Reginald Pole, che riuniva a Viterbo il suo celebre circolo, di cui faceva parte, tra gli altri, la marchesa Vittoria Colonna ed alle cui riunioni intervenne spesso Michelangelo.
L'età moderna per Viterbo è un periodo di scarsa vitalità, economica e culturale: dalla fine del XVI secolo la città segue le sorti dello Stato della Chiesa e vede tramontare del tutto la vocazione internazionale che aveva assunto nei secoli del basso medioevo.
Viterbo nel 1867, con la colonna garibaldina Acerbi, fu testimone della sfortunata Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma conclusa a Mentana il 3 novembre con la sconfitta di Garibaldi da parte dei pontifici e francesi.
Con l'unità d'Italia, aggregato quasi tutto il Lazio nella provincia di Roma, Viterbo perse la qualifica di capoluogo, che le fu restituita solo nel 1927 con il riordino delle circoscrizioni provinciali, attuato da Benito Mussolini.
In questa occasione però, aspirava al rango di provincia, anche Civitavecchia ma Viterbo riuscì ad avere la meglio, incrementando il proprio territorio e numero di abitanti, sopprimendo e inglobando, con l'aiuto del governo, i comuni di BagnaiaSan Martino al CiminoGrotte Santo Stefano, ed altri piccoli centri limitrofi.






Di seguito troverete un itinerario che vi porterà, partendo direttamente dall’albergo, per il centro storico di Viterbo, toccando i luoghi più interessanti e fascinosi dell’antico borgo medievale.
Buona Passeggiata!




Il borgo Medievale di S.Pellegrino



Hotel Viterbo Inn via san Luca - via Matteotti- Piazza del Teatro (43  TEATRO COMUNALE DELL’UNIONE) – Corso Italia  (40  CHIESA DI S. EGIDIO) – (34  CHIESA DI S. MARIA DEL SUFFRAGIO) – Piazza delle Erbe (33 FONTANA DI SANTO STEFANO) – Corso Italia (32  PALAZZO DEL PODESTA’)- Piazza del Plebiscito (31  PALAZZO DEI PRIORI) – Via S. Lorenzo ( 25 TORRE DEL BORGOGNONE) – Via Fattungheri ( 18 CHIESA DI S. MARIA NUOVA) – Via S. Lorenzo, sulla destra Piazza del Gesù ( 24 FONTANA DEL GESU’, 29 CHIESA DEL GESU’) – Via S. Lorenzo – Piazza Della Morte ( 23 FONTANA DÌ S. TOMMASO O DELLA MORTE)  - Sulla destra Via S. Lorenzo – P.zza San Lorenzo (37 CASA DÌ VALENTINO DELLA PAGNOTTA – 38 CATTEDRALE DÌ SAN LORENZO – 39 PALAZZO PAPALE) – Tornando indietro su via S. Lorenzo, oltrepassando Piazza della Morte, sulla destra, Piazza San Carluccio ( 17 CHIESA DEL GONFALONE – 14 MONASTERO DI SAN BERNARDINO) – Piazza S. Pellegrino (10 PALAZZO DEGLI ALESSANDRI – 11 SODALIZIO FACCHINI DÌ S. ROSA) Via Grotti – Via delle Fabbriche (6 PALAZZO GATTI) – Piazza Fontana Grande (7 FONTANA GRANDE) – Via Cavour – Piazza del Plebiscito – Via Filippo Ascenzi , a destra Via Emilio Bianchi – Via S. Luca, Hotel Viterbo Inn.

*I numeri indicati sull’itinerario corrispondo ad i luoghi di interesse storico/culturale, indicazioni che potete ritrovare sulla mappa allegata.