mercoledì 4 maggio 2011

SANTA ROSA DA VITERBO

La Storia: 


Rosa nasce a Viterbo nell’anno 1233, il contesto storico entro cui la giovane Santa opera vede l’Imperatore Federico II impegnato ad ottenere il controllo di Viterbo a discapito dello Stato della Chiesa; così in quel periodo le strade della città si prestano da scenario a cruenti combattimenti tra fazioni rivali (guelfi e ghibellini), con assedi, eserciti e trattati di pace non rispettati.
I genitori di Rosa, Caterina e Giovanni, hanno modeste origini ed educano la bambina nell’amore e nel rispetto di Dio, seguendo gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi.
La casa dove vive la giovane Santa con i propri genitori è situata vicino al Monastero delle Clarisse, dove Rosa cerca di entrare, ma provenendo da una famiglia povera, questo le viene negato; decide allora di operare tra le vie di Viterbo come terziaria, conducendo una vita di penitenza e di carità verso i poveri ed i malati. Rosa professa apertamente la pace girando per le vie della città, con il Crocifisso e con altri segni di pietà.
Questo suo modo di predicare, in un tempo in cui imperversano aspre lotte fra opposte fazioni politiche, divide gli animi dei cittadini, così l’Imperatore decide di bandirla con tutta la sua famiglia.
Rosa durante l'esilio vive prima a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano e rientra a Viterbo solo dopo la morte di Federico II (1250). Rosa nasce con una rarissima e grave malformazione fisica caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno, sostituito dalla natura da un piastrone fibroso; malattia oggi denominata “agenesia totale dello sterno” che di solito porta il soggetto ad una morte precoce entro i primi tre anni di vita, in quanto lo scheletro non riesce a sostenere il corpo; la giovane Santa, invece, muore nel 1251 all’età di 18 anni.
Viene sepolta nella nuda terra del cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio detta oggi Crocetta. Da quel giorno sono stati molti e continui i miracoli ottenuti dai fedeli che si sono recati sulla Sua tomba per pregare: guarigioni da cecità, da cadute, da malattie gravi. Nel 1252, dopo circa 18 mesi dalla Sua morte, visto il notevole afflusso di gente sulla Sua povera tomba ed il clamore sempre più crescente per i prodigi ed i miracoli ottenuti dai fedeli, le Autorità Cittadine ed il Clero chiedono al Papa Innocenzo IV di promuovere il processo di canonizzazione di Rosa. Il Pontefice acconsente ed ordina la riesumazione del corpo disponendone la preventiva e canonica ispezione, secondo gli usi del tempo: il Corpo della Santa appare miracolosamente incorrotto e perfino le rose con le quali era stata inghirlandata alla sua morte, fresche e profumate.Viene allora deciso di darle più onorata sepoltura all’interno della chiesa di Santa Maria in Poggio dove vi rimane per sei anni. Nel 1254 il Papa Alessandro IV non sentendosi più sicuro a Roma, teatro di tumulti tra le varie famiglie in lotta per il predominio sul territorio, decide di trasferire la Sede Papale a Viterbo, cosa che realizza nel 1257. Dopo qualche tempo dalla sua venuta sogna Rosa per ben tre volte. In queste apparizioni la giovane Santa dice al Papa di far trasferire il proprio Corpo nel vicino Monastero delle Clarisse, dove in vita aveva inutilmente chiesto di potere entrare. Il 4 settembre del 1258, dopo la terza apparizione, il Papa, resosi conto che la figura che sognava e che gli parlava era veramente Rosa e considerando l’evento straordinario, accompagnato dai cardinali in una solenne processione, trasferisce il corpo incorrotto di Rosa nella vicina Chiesa delle Clarisse, affidandone a loro la custodia ed il culto.
Il corpo della giovane Santa viene chiuso in una preziosa urna con un’anta apribile in modo tale che i fedeli possano baciare la sua mano. Nel 1357 a causa di una candela caduta, scoppia un incendio all’interno della cappella dove è custodita la giovane Santa; l’urna viene completamente consumata dalle fiamme, come pure le vesti di Rosa e tutti i documenti e gli ornamenti che sono lì conservati, ma il suo Corpo rimane assolutamente indenne, solo annerito. Dopo più di 750 anni dalla Sua morte, recandosi nel bellissimo Santuario dedicato a Santa Rosa, è possibile vederla, perché il suo prezioso Corpo, custodito con amorevole cura dalle suore del Monastero è tutt’ora incorrotto; sono ben conservati il Sacro Cuore, gli organi interni, le masse muscolari e lo scheletro con ossa tutte in connessione anatomica. I viterbesi, suoi devoti concittadini, onorano ogni anno, fin dal lontano 1258 la loro amata Rosa, con dei festeggiamenti che uniscono popolo e autorità in una unica voce e in un unico sentimento di fede.



IL TRASPORTO DELLA MACCHINA DI SANTA ROSA:



La macchina di Santa Rosa consiste in una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche, realizzata in metalli leggeri e in materiali moderni quali la vetroresina (che hanno sostituito da diversi anni il ferro, il legno e la cartapesta), alta circa trenta metri e pesante cinque tonnellate che la sera del 3 settembre viene sollevata e portata a spalla da un centinaio di robusti uomini detti "Facchini" lungo un percorso di poco più di un chilometro articolato in vie, talvolta molto strette e piazze del centro cittadino, tra ali di folla in delirio con l'animo sospeso tra emozione, gioia e anche un certo timore.
Ma ogni descrizione riportata sulla carta o in video è pressoché inutile in quanto nulla può rendere l'idea se non assistere dal vivo al trasporto delle macchine di santa rosa,sempre capace di suscitare sensazioni nuove seppur nella ripetitività dell'evento che si compie ogni anno.

Le origini della Macchina risalgono agli anni successivi al 1258, quando, per ricordare la traslazione del corpo di S. Rosa dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Santuario a lei dedicato, avvenuta il 4 settembre per volere del papa Alessandro IV, si volle ripetere quella processione trasportando un'immagine o una statua della Santa illuminata su un baldacchino, che assunse nei secoli dimensioni sempre più colossali. Il modello attuale è nuovo (dal 2009) e si chiama "Fiore del Cielo" .

Il 3 settembre è una giornata tutta particolare per i viterbesi (ma anche per le moltitudini di turisti incuriositi che la manifestazione attira in massa ogni anno, sempre in numero maggiore), molti dei quali scendono in strada fin dalla mattina, ma lo è ancora di più per i facchini, gli "eroi per un giorno" che dal 1978 sono riuniti in sodalizio e si fregiano del titolo di Cavalieri di S. Rosa e che trasportano da sempre le varie macchine.

Dopo il pranzo essi, vestiti nella tradizionale divisa bianca con fascia rossa alla vita (il bianco simboleggia la purezza di spirito della patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo), si recano in Comune dove ricevono i saluti delle autorità cittadine, poi vanno in visita a sette chiese del centro, infine in ritiro al convento dei cappuccini, dove il capofacchino impartisce loro le ultime indicazioni sul trasporto. Verso le 20, i Facchini preceduti da una banda musicale che intona il loro inno, partendo dal Santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il tragitto della Macchina, acclamati dalla folla, fino a raggiungere la Chiesa di S. Sisto, presso Porta Romana, accanto alla "mossa".
Qui viene impartita loro dal vescovo la cosiddetta benedizione in articulo mortis, che prende in considerazione eventuali incidenti e pericoli.

Le varie categorie di facchini, vale a dire i "ciuffi" (dal caratteristico nome del copricapo in cuoio che protegge la nuca agli uomini posizionati nelle nove file interiori), le"spallette" e le "stanghette" (i facchini occupanti le file esterne, rispettivamente laterali e anteriori e posteriori), vanno a prendere posto sotto le travi alla base della Macchina ed ai fatidici ordini del capofacchino "Sotto col ciuffo e fermi!", "Sollevate e fermi!" e quindi "Per Santa Rosa, avanti!" iniziano il difficile percorso.

Dopo cinque soste, i facchini devono compiere il grande sforzo finale: percorrere una ripida via in salita che conduce al Santuario. Viene effettuata quasi a passo di corsa, con l'aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi dette "leve" che spingono posteriormente. Quando la gigantesca torcia splendente è posata sui cavalletti di sostegno è stato compiuto un altro trasporto: è il trionfo di un'intera città. I volti dei facchini fino ad allora tesi e angosciati per la fatica del loro atto di devozione diventano sorridenti e commossi per la felicità. La Macchina di Santa Rosa rimane esposta per alcuni giorni successivi al 3 settembre, mentre l'urna dove è custodito il corpo della Patrona è visitata da migliaia di fedeli.

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The History:

Rosa was born in Viterbo in the year 1233, the historical context within which the young opera Santa sees the Emperor Frederick II undertook to gain control of Viterbo at the expense of the Papal States, so at that time the streets of the city shall provide the backdrop to bloody fighting between rival factions (Guelphs and Ghibellines), with sieges, armies and treaties of peace is not respected.
Rosa's parents, Catherine and John, have humble beginnings and educate the child with love and respect of God, following the teachings of St. Francis of Assisi.
The house where the young Santa lives with his parents is located near the Monastery of Poor Clares, where Rosa tries to get in, but coming from a poor family, this is denied, then decided to operate through the streets of Viterbo as a tertiary, leading a life of penance and charity toward the poor and the sick. Rose openly professes peace wandering the streets of the city, with the crucifix and other signs of piety.
This is his way of preaching, in a time where bitter fighting raged between opposing political factions, divided the minds of citizens, the Emperor decided to ban it with all his family.
Rosa lives in exile first in Soriano nel Cimino, and then returned to Viterbo Vitorchiano and only after the death of Frederick II (1250).Rosa was born with a rare and severe physical malformation characterized by complete absence of the sternum, replaced by the fibrous nature of a large plate; disease now known as "total agenesis of the sternum" which usually leads the subject to an early death within the first three years of life , because the skeleton is unable to support the body, the young Saint, however, died in 1251 at the age of 18 years.
Is buried in the earth of the cemetery of his parish of Santa Maria in Poggio Crocetta said today. From that day were many and continuous miracles obtained by the faithful who have gathered to pray on his grave: healings from blindness, from falling, from serious diseases. In 1252, after about 18 months after his death, given the large influx of poor people on his tomb and the growing clamor for the wonders and miracles obtained by the faithful, clergy and city officials are asking the Pope Innocent IV to promote the process of canonization of Rosa. The Pope agrees and orders the exhumation of the body by arranging for the prior inspection and canonical, according to the custom of the time: the Body of Santa appears miraculously incorrupt and even the roses with which he was crowned at his death, fresh, and then decided profumate.Vieneto give it more honorable burial in the church of Santa Maria in Poggio where he remained for six years. In 1254 Pope Alexander IV, no longer feeling safe in Rome, the scene of riots between the various families fighting for dominance in the area, decided to move the Papal See in Rome, which realizes in 1257. After some time from his dreams come Rosa three times. In these visions the young Santa tells the Pope to transfer his body to the nearby Monastery of Poor Clares, where life had vainly asked to be able to enter. On September 4, 1258, after the third appearance, the Pope, realizing that the figure who dreamed and talked to him and Rose was really considering the extraordinary event, accompanied by the Cardinals in a solemn procession, moved the body incorrupt in Pink nearby Church of the Poor Clares, entrusting to them the care and devotion.
The body of the young saint is enclosed in a precious urn with a door opening so that the faithful can kiss his hand. In 1357 due to a fall candle, a fire broke out inside the chapel where is kept the young Saint, the urn is completely consumed by flames, as well as the robes of pink and all documents and ornaments that are stored there , but his body remains absolutely unscathed, only blackened.After more than 750 years after his death, calling into the beautiful sanctuary, dedicated to Santa Rosa, you can see it, because his precious body, guarded with loving care by the nuns of the Monastery is still incorrupt, are well preserved the Sacred Heart, theinternal organs, muscles, and skeleton with all bones in anatomical connection. The Viterbo, his devoted countrymen, honored each year since 1258 away their beloved Rosa, with the celebrations that unite people and authorities in a single voice and a unique sense of faith.



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THE TRANSPORTATION OF THE MACHINE OF SANTA ROSA:


The machine consists of a Santa Rosa tower lit by torches and electric lights, made of light metal and modern materials such as fiberglass (which replaced a number of years the iron, wood and papier mache), about thirty feet high and heavy five tons on the evening of September 3 is lifted and carried on shoulders by a hundred strong men known as "Porters" along a path of just over one kilometer in structured ways, sometimes very narrow streets of the city center, among the crowd delirious with suspense between emotion, joy and even a certain fear.
But every description on paper or on video is almost useless because nothing can make your mind if you do watch the live transport of cars santa rosa, always able to arouse new feelings even in the repetition of the event which takes place every year .

The origins of the machine back to the years subsequent to 1258, when, to commemorate the transfer of the body of S. By the Church of St. Rose Maria Poggio in the sanctuary dedicated to her, took place Sept. 4 at the behest of Pope Alexander IV, it was decided to repeat the procession carrying a statue or a picture of Santa on a lighted canopy, which took for ever more colossal scale. The current model is new (since 2009) and is called "Flower of Heaven."

On 3 September is a very special day for Viterbo (but for the multitudes of curious tourists that the event attracts mass every year, always more), many of whom take to the streets since morning, but it is even more for the porters, the "heroes for a day" since 1978 in partnership together and bear the title of Knights of St. Rosa and always carrying the various machines.

After lunch they, dressed in traditional white uniform with red sash to life (the white symbolizes the purity of the spirit of the patron, the red of the cardinals in 1258 traslarono his body), go to town where they receive the greetings of the city authorities Then go visit the seven churches in the center, then in retreat at the convent of the Capuchins, where capofacchino give them the latest information on transportation. At about 20, Facchini preceded by a band that sings their anthem, starting from the Sanctuary of Santa Rosa traverse back through the route of the machine, cheered by the crowd, until you reach the Church of St. Sisto, near Porta Romana, close to the "movement".
Here is imparted to them by the so-called bishop blessing in danger of death, which takes into consideration possible accidents and dangers.

The various categories of porters, namely the "tufts" (the characteristic name of the leather hat that protects the neck to the men placed in the inner nine rows), the "shoulders" and "temples" (the carriers occupying the outer rows , respectively, side and front and rear), are to take place under the beams at the base of the machine and the fateful orders capofacchino "Under crested and firm!", "Lift and firm!" and then "For Santa Rosa, forward!" begin the difficult path.

After five stops, the porters have to take the big final effort: to climb a steep path that leads uphill to the shrine. Is made almost at a run, with the aid of strings in addition to front and beams called "levers" that push the rear. When the giant glowing torch is placed on support stands was taken another transport: the triumph of an entire city. The faces of the porters hitherto tense and anxious with the fatigue of their act of devotion, and moved to become smiling happiness. The machine of Santa Rosa is exposed for a few days after September 3, while the urn which houses the body of the patron is visited by thousands of faithful.

I SEGRETI DI NONNA MADDALENA

LA TUSCIA IN CUCINA!!!
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Le nonne sono le nonne. Oltre ad essere infinitamente pazienti, accomodanti e dolci, di solito hanno una qualità che le rende superiori a qualsiasi essere femminile esistente sulla Madre Terra.


SANNO CUCINARE. BENE. 
Ora, io ho una nonna di quelle che sanno cucinare, bene bene bene.
Certamente, se vivete tra l'Umbria, il Lazio e la Toscana conoscerete buona parte delle ricette che ho estorto a mia nonna. Si accettano consigli e correzioni sulle ricette che andrò a proporvi....ma ricordate...sono tutte sicuramente mischiate con l'ingrediente segreto di mia nonna...no non ve lo dico...se no che segreto è?

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LOMBRICHELLI



Ingredienti:

Farina di grano tenero, sale e acqua, sugo piccante o altri sughi a piacere




Come si prepara:
Fare un impasto con acqua e farina di consistenza media, maneggiando a lungo per renderlo ben omogeneo. Quando si deve cuocere una maggiore quantità di pasta, per evitare che durante la cottura i lombrichelli si attacchino l'uno con l'altro, oggi si aggiunge un uovo per ogni chilo di farina. Ciò contrasta però con la tradizione che vorrebbe queste paste alimentari casalinghe fatte soltanto con acqua e farina. Prelevare da quest'impasto, uno per volta, dei pizzicotti di pasta, dai quali sulla spianatoia ricavare a mano degli spaghettoni leggermente fusiformi del diametro di 3-4 mm. e di lunghezza intorno ai 15-20 cm. Lasciarli asciugare per qualche ora prima di metterli a cuocere in una pentola con abbondante acqua salata. Il sugo più usato, anche nel passato, era quello detto "piccante". Si fa soffriggere l'aglio in olio d'oliva, poi si aggiunge mezzo chilo di pomodori passati e un pezzetto di peperoncino, e si lascia insaporire per un'oretta, a fuoco basso e tegame coperto, aggiungendo acqua calda, se necessario, anche durante la cottura. Quando i "lombrichelli" saranno cotti, condirli con questo sugo e con l'aggiunta abbondante di formaggio pecorino. Il sugo piccante, che è il più semplice, veniva usato in alternativa al cosiddetto "sugo finto", che è fatto con il classico battuto e l'aggiunta del pomodoro. In alternativa venivano usati anche sughi con le salsicce, con il guanciale, coi fiori di finocchio o coi funghi.



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BUON APPETITO!!!




TUSCIA IN THE KITCHEN!
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Grandmothers are grandmothers. Besides being infinitely patient, accommodating and sweet, usually have a quality that makes them superior to any female being existing on Mother Earth.


COOKING KNOW. GOOD.
Now, I have a grandmother of those who know how to cook, well well well.
Certainly, if you live between Umbria, Lazio and Tuscany will know most of the recipes I exacted from my grandmother. We welcome suggestions and corrections on the recipes I'm going to offer you .... but remember ... all are definitely mixed with the secret ingredient of my grandmother ... no I will not tell ... otherwise what is the secret?

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Lombrichelli


Ingredients:
Wheat flour, salt and water, hot sauce or other sauces to taste


How to prepare:
Make a paste with water and flour medium consistency, wielding a long time to make it very smooth. When you have to bake a larger amount of pulp, to avoid that during cooking the lombrichelli sticking with one another, an egg today is added for each kilogram of flour.This clashes with the traditional housewives who would like these pasta made only with flour and water. Taken from quest'impasto, one at a time, to pinch of dough, from which derive by hand on a work surface of the spaghetti slightly spindle-shaped with a diameter of 3-4 mm. and a length of around 15-20 cm. Let them dry for a few hours before putting them to cook in a pot with salted water. The sauce used anymore, even in the past, what was said "spicy". You fry the garlic in olive oil, then add half a pound of crushed tomatoes and a bit of pepper, spice and leave for an hour over low heat and cover pan, adding hot water, if necessary, during cooking. When the "lombrichelli" are cooked, toss with the sauce and add plenty of cheese. The hot sauce, which is the simplest, was used as an alternative to the so-called "fake sauce", which is made with the classic wrought and the addition of the tomato. Alternatively were also used with sausage gravy, with bacon, with flowers of fennel or with mushrooms.




martedì 3 maggio 2011

RANDOM PHOTO

The beauty of Tuscia ...







































COSA VI ASPETTA AL VOSTRO ARRIVO???

No, non è una minaccia! :)
Vogliamo che appena varcata la soglia del nostro albergo, vi sentiate come in famiglia, coccolati e  rilassati!
Per questo abbiamo pensato per voi, degli itinerari "personalizzati".
Date un'occhiata qua sotto!!!


No, not a threat! :)
We want to crossing the threshold of our hotel, you feel like family, pampered and relaxed!
So we've created for you, itineraries "custom".
Take a look below!






Benvenuti a nome di tutto lo Staff dell'Hotel Viterbo Inn!


In questo opuscolo troverete tutte le indicazioni utili per vivere al meglio la vostra permanenza a Viterbo. Potrete godere delle bellezze artistiche, conoscere la storia della città, le sue leggende, le tradizioni e la gastronomia.

Inoltre troverete elencati tutti i servizi dei quali potrete usufruire come nostri ospiti.
Il nostro Staff sarà pronto ad aiutarvi fornendovi tutte le informazioni necessarie, esaudendo, nel miglior modo possibile, le vostre richieste. Se avete domande, dubbi o curiosità, non esitate a chiedere alla Reception!
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Lo Staff

Gianfranco, Tiziana, Virna, Annelisa.


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Nel nostro albergo:

  • Tutte le camere dispongono di: Servizi privati con asciugacapelli, TV LCD, Mini bar, Climatizzazione.
  • Area wi-fi gratuita (troverete la password di seguito)
  • Area relax
  • Servizio di portiere notturno h24
  • Colazione a buffet con prodotti tipici della nostra tradizione culinaria (torte della nonna) e fontana di cioccolato!
  • Convenzioni con le Terme dei Papi
  • Centro estetico “La Ninfa” all'interno del nostro albergo (trattamenti su prenotazione)
  • Guida Turistica autorizzata dalla Provincia (su prenotazione)
  • Navetta per spostamenti sia all'interno che all'esterno della città (su prenotazione)
  • Parcheggio gratuito per moto e bici
  • Ristorante convenzionato “La Loggetta” (a 50 mt dall'albergo)
  • Sconto del 10% presso la bottega di prodotti tipici “Ejelo” o consegna in camera. (troverete i coupon di seguito)
  • Itinerari personalizzati (culturali, enogastronomici, religiosi...)



Per ulteriori servizi ed informazioni non esitate a chiedere alla Reception!

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Viterbo: una città da scoprire.

Viterbo è un piccolo capoluogo della Tuscia, nel Lazio settentrionale, con 63.000 abitanti, a nord di Roma da cui dista circa 80 Km.
Attraversato dalla strada statale Cassia, che lo collega a nord con 
Siena e a sud con la Capitale, conserva il suo aspetto medioevale, il centro storico è circondato da cinta muraria con le attuali 7 porte di accesso. Situato in buona posizione collinare, a Sud-est della città ci sono i Colli Cimini di natura vulcanica, in prossimità di due laghi: di Vico e di Bolsena, a 50 Km. dal Mar Tirreno.
Viterbo è stata definita la città dei Papi in quanto nel XIII secolo per circa 20 anni era stata eletta come sede papale, contendendo questo primato a Roma; famosa per le sue belle fontane: fontana grande, quella della Rocca, di S. Faustino, dei Leoni e varie fontane a forma di fuso di origine medioevale; suggestivo il quartiere medioevale di S. Pellegrino che offre ai visitatori degli scorci che ci riportano indietro nel tempo.
Da visitare la Chiesa di Santa Rosa, patrona della città, che viene festeggiata ogni anno, la sera del 3 Settembre, con il tradizionale trasporto della Macchina di S. Rosa, un campanile alto 28 m. che pesa 5 tonnellate sulla cui sommità c’è la statua della Santa benedicente e viene portato in spalla da un centinaio di facchini; percorre di sera un tragitto di 1200 m. al buio illuminata da lumini di cera e altre luci alimentate da batterie. Lo spettacolo è unico al mondo e questa manifestazione si svolge da secoli per ricordare la traslazione del corpo della Santa 18enne, trovato incorrotto, dopo 7 anni dalla sua morte con una processione alla quale partecipò papa Alessandro IV nel 1258 insieme a quattro cardinali, per trasferirlo nell’attuale Chiesa a lei dedicata.
A 3 Km dal centro è situata l’area termale con acqua solfurea calda, indicata per varie cure: famosa la sorgente del Bulicame, ricordata da Dante nell’Inferno, in passato meta privilegiata di molti Papi che venivano a curarsi, con acque e fanghi, i gravi dolori delle ossa.

Rimanete solo per poche ore?

Suggeriamo senz’altro la visita del centro storico della città: Piazza del Comune con la torre dell’orologio, la splendida sala Regia che conserva affreschi che ricordano la storia della città. Il sarcofago della bella Galiana che accolse il corpo di una ragazza vissuta nel 1138, uccisa da un ammiratore respinto, poi piazza del Gesù nella cui chiesa nel 1271 fu ucciso Enrico di Cornovaglia, nipote del re d’Inghilterra. Fino ad arrivare al Duomo e al Palazzo dei Papi con il suo salone del conclave, qui furono eletti ben 5 pontefici, famosa è rimasta l’elezione di papa Gregorio X nel 1271 che per accelerarla si arrivò a scoperchiare il tetto.
Infine la Chiesa di S. Maria Nuova in stile romanico contiene affreschi del 1300 e 1500, e il Quartiere Medioevale di S. Pellegrino fino ad arrivare in Piazza fontana Grande.


Di seguito troverete alcuni cenni storici sulla città di Viterbo, all’ultima pagina l’itinerario per una passeggiata culturale nell’antico centro storico.
LA STORIA:

Si hanno tracce d'insediamenti neolitici ed e neolitici e qualche segno etrusco nella lontana storia di Viterbo, ma molti storici sono portati a credere che nel periodo etrusco l'insediamento non raggiungesse lo stato di vicus, a differenza degli storici quattrocenteschi che supponevano una tetrapoli etrusca, fuorviati dalla sigla FAVL che secondo le teorie di frate Annio, era formata dalle iniziali di quattro villaggi (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula). Probabilmente dopo la conquista romana fu costituito in stazione militare, chiamato Castrum Herculis per la presenza in loco di un tempio dedicato all'eroe mitologico (il leone simbolo di Viterbo deriva da questo aneddoto).
La città medievale tuttavia trae origine da un "castrum", una fortificazione longobarda posta al confine tra i loro possessi nella Tuscia e il ducato bizantino di Roma: il colle di San Lorenzo, ricordato nella donazione di Sutri tra i possessi che Liutprando promette alla Chiesa nel 729, fu fortificato nel 773 da Desiderio, nell'ultimo periodo della sua contesa con Carlo Magno. Dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii proprietà delle terre di San Pietro, mentre Ottone I annovera il castello tra i possessi della Chiesa.
Nel sec. XI, l'incremento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancisce il passaggio a istituzioni comunali. È il XII secolo il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicura il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferisce legittimità alla sua politica di espansione. Nel 1172 viene distrutta la città diFerento il cui simbolo (una palma) viene aggiunto a quello di Viterbo (il leone) emblema tutt'ora vigente, attorno al 1190 viene assediata Corneto, l'imperatore attacca Roma con l'esercito viterbese. Il districtus del comune aumenta considerevolmente. Ulteriore elemento che accresce il prestigio e l'importanza politica di Viterbo, è la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1194 ai danni di Tuscania, la cui precedente predominanza nella Tuscia romana viene meno.
All'inizio del XIII secolo la città viene inserita nell'orbita papale, soprattutto con il disegno di Innocenzo III, che tentò di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel1207 ospitò il Parlamento degli stati della Chiesa. Tuttavia, insofferente per la presenza papale, la città invocò la protezione di Federico II: si apre così fino al 1250circa un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti) e ghibellini (i Tignosi). Si inserisce in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo: Santa Rosa da Viterbo, che visse tra il 1233 e il 1251. Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che animò i viterbesi a resistere contro l'assalto dell'esercito di Federico II.
Il fallito assedio di Federico II nel 1243 e il successo dei Guelfi sancisce per la seconda metà del XIII secolo la definitiva politica filo-papale: la famiglia dei Gatti monopolizza le cariche municipali e i pontefici scelgono Viterbo come sede papale. L'episodio discriminante, che attira l'attenzione su Viterbo, è l'elezione papale del 1268-1271 che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato di tanto indugio, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell'elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; così abbastanza rapidamente i cardinali scelsero il piacentino Tebaldo Visconti, che era arcidiacono di Liegi (quindi neanche prete), ed in quei giorni si trovava in Terra Santa per la nona crociata. Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, (1272), e, vista la bontà della "clausura", stabilì con la costituzione apostolicaUbi Periculum che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave! Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell'ultimo di questi il popolo sobillato da Carlo d'Angiò, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Rubeo Orsini, protodiacono. Il nuovo papa che uscì da questo conclave funestato dall'invasione del popolo viterbese fu un francese, il cardinale Simon de Brion, proprio come voleva Carlo d'Angiò. Martino IV, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lancerà sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l'abbandonerà in fretta e furia con tutta la corte pontificia, senza peraltro tornare a Roma, come molti auspicavano. Si chiude con questo spiacevole episodio il periodo aureo di Viterbo. I papi non verranno più a risiedere in questo splendido comune dell'alto Lazio. Con la curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, come laVia Cassia e la Francigena, che architettonico, con l'edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese nel fiorire dello stile gotico che i cistercensi avevano inaugurato nel luogo con l'Abbazia di San Martino al Cimino.
L'esilio avignonese dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. L'effimera ricostituzione del Patrimonio di S. Pietro del cardinaleEgidio Albornoz, non impedì ai nobili Gatti e ai prefetti di Vico di imporsi, con istituzioni ormai di tipo signorile, a Viterbo. A metà del '500 la città conobbe un nuovo, ancorché breve, periodo di fervore culturale e spirituale per la presenza del cardinale Reginald Pole, che riuniva a Viterbo il suo celebre circolo, di cui faceva parte, tra gli altri, la marchesa Vittoria Colonna ed alle cui riunioni intervenne spesso Michelangelo.
L'età moderna per Viterbo è un periodo di scarsa vitalità, economica e culturale: dalla fine del XVI secolo la città segue le sorti dello Stato della Chiesa e vede tramontare del tutto la vocazione internazionale che aveva assunto nei secoli del basso medioevo.
Viterbo nel 1867, con la colonna garibaldina Acerbi, fu testimone della sfortunata Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma conclusa a Mentana il 3 novembre con la sconfitta di Garibaldi da parte dei pontifici e francesi.
Con l'unità d'Italia, aggregato quasi tutto il Lazio nella provincia di Roma, Viterbo perse la qualifica di capoluogo, che le fu restituita solo nel 1927 con il riordino delle circoscrizioni provinciali, attuato da Benito Mussolini.
In questa occasione però, aspirava al rango di provincia, anche Civitavecchia ma Viterbo riuscì ad avere la meglio, incrementando il proprio territorio e numero di abitanti, sopprimendo e inglobando, con l'aiuto del governo, i comuni di BagnaiaSan Martino al CiminoGrotte Santo Stefano, ed altri piccoli centri limitrofi.






Di seguito troverete un itinerario che vi porterà, partendo direttamente dall’albergo, per il centro storico di Viterbo, toccando i luoghi più interessanti e fascinosi dell’antico borgo medievale.
Buona Passeggiata!




Il borgo Medievale di S.Pellegrino



Hotel Viterbo Inn via san Luca - via Matteotti- Piazza del Teatro (43  TEATRO COMUNALE DELL’UNIONE) – Corso Italia  (40  CHIESA DI S. EGIDIO) – (34  CHIESA DI S. MARIA DEL SUFFRAGIO) – Piazza delle Erbe (33 FONTANA DI SANTO STEFANO) – Corso Italia (32  PALAZZO DEL PODESTA’)- Piazza del Plebiscito (31  PALAZZO DEI PRIORI) – Via S. Lorenzo ( 25 TORRE DEL BORGOGNONE) – Via Fattungheri ( 18 CHIESA DI S. MARIA NUOVA) – Via S. Lorenzo, sulla destra Piazza del Gesù ( 24 FONTANA DEL GESU’, 29 CHIESA DEL GESU’) – Via S. Lorenzo – Piazza Della Morte ( 23 FONTANA DÌ S. TOMMASO O DELLA MORTE)  - Sulla destra Via S. Lorenzo – P.zza San Lorenzo (37 CASA DÌ VALENTINO DELLA PAGNOTTA – 38 CATTEDRALE DÌ SAN LORENZO – 39 PALAZZO PAPALE) – Tornando indietro su via S. Lorenzo, oltrepassando Piazza della Morte, sulla destra, Piazza San Carluccio ( 17 CHIESA DEL GONFALONE – 14 MONASTERO DI SAN BERNARDINO) – Piazza S. Pellegrino (10 PALAZZO DEGLI ALESSANDRI – 11 SODALIZIO FACCHINI DÌ S. ROSA) Via Grotti – Via delle Fabbriche (6 PALAZZO GATTI) – Piazza Fontana Grande (7 FONTANA GRANDE) – Via Cavour – Piazza del Plebiscito – Via Filippo Ascenzi , a destra Via Emilio Bianchi – Via S. Luca, Hotel Viterbo Inn.

*I numeri indicati sull’itinerario corrispondo ad i luoghi di interesse storico/culturale, indicazioni che potete ritrovare sulla mappa allegata.