CHIESA DI SANTA MARIA DELLA QUERCIA
Viterbo Città d'Arte - Chiesa di Santa Maria della Quercia
INTERNO
L’arioso interno, rimaneggiato nei rifacimenti eseguiti tra il 1861 e il 1880, è articolato in tre navate divise da ampie arcate sostenute da due file di colonne, essenzialmente frutto dei progetti di Giuliano da Sangallo ispiratosi al S. Spirito brunelleschiano a Firenze. I pennacchi degli archi furono decorati da Cesare Nebbia nel 1601 con le immagini dei Dodici Apostoli. La navata centrale suddivisa in due ordini da un poderoso cornicione sostenuto da mensole, è coperta da un soffitto a 33 lacunari opera di Antonio da Sangallo il Giovane che lo realizzò tra il 1519 e il 1521; nel 1535 per volontà di papa Paolo III Farnese venne ricoperto con foglia d’oro (era l’oro proveniente dal nuovo mondo donatogli dall’imperatore di Spagna Carlo V). Il soffitto conserva l’immagine della Madonna della Quercia, lo stemma di Paolo III e il leone simbolo di Viterbo. Le navate laterali sono coperte da volte a vela sostenute da costoloni.
Il pavimento originario dei lavori del Cinquecento fu realizzato dai maestri viterbesi Danese e Bernardino.
Le pitture sul presbiterio e nella cupola sono state eseguite nel corso dei restauri del 1867 dai maestri Gavardini e Prosperi.
Nella navata destra, sopra la bussola è posta una tela seicentesca con San Pietro Martire opera del maestro viterbese Anton Angelo Bonifazi.
Sul primo altare (appartenuto alla famiglia Bussi) si trova la pala con l’immagine seicentesca di Raimondo de Peňafort, domenicano e protettore in Spagna degli avvocati e dell’Ordine per la redenzione degli schiavi. (1)
La terracotta sopra il battistero è opera di Dino Massi (1970); più in alto è collocata una tavola del XVII sec. (attribuita al viterbese Filippo Caparozzi) con la Madonna e il Bambino.
Il secondo altare s’adorna di una tela seicentesca con le Nozze mistiche di Santa Caterina, opera di Giovanni Ventura Borghesi (1698).
Il Noli me tangere sopra il confessionale è del grande maestro domenicano fra’ Bartolomeo Della Porta (1512).
Sul terzo altare è posto un San Vincenzo Ferreri del viterbese Giovanni Maria Mari (1724).
Segue una tela di anonimo con la raffigurazione della Madonna e i sette santi fondatori dei Servi di Maria (XVIII secolo).
Conclude la navata destra l’organo del ‘600, dono del card. Peretti da Montalto (ordinata a Domenico di Lorenzo da Lucca), nel 1848 è stato ricostruito dal celebre organaro Angelo Morettini e restaurato nel 1970 dai f.lli Rifatti di Padova, nel 1999 fu restaurato dalla ditta Marco Valentini (2).
A fianco all’organo è posto il drappo di nave turca risalente alla battaglia di Civitavecchia (1695), dono del viterbese A. Domenico Bussi, cavaliere di Malta.
Sopra il confessionale si intravede una lapide che ricorda la visita di Pio IX.
Nel transetto di destra, una grande bacheca di vetro custodisce un pennone turco della battaglia di Lepanto donato da San Pio V nell’ottobre del 1571.
In alto, sopra un’altra lapide marmorea in omaggio a Gregorio XIII, si scorge una bella tavola quattrocentesca di scuola senese con la Mater Divinae Gratiae.
La tela sull’altare, alla destra del Maggiore, è una copia del San Michele Arcangelo di Guido Reni eseguita da Franco Picchioni.
Dalla navata destra si accede alla sacrestia (arredata con armadi in noce del XVII sec.), decorata con pitture settecentesche, e al chiostro articolato su un doppio ordine in forme gotico-rinascimentali alla fine del XV secolo, tra il 1479 e il 1481, da Maestro Danese da Viterbo. Le lunette del portico affrescate nel XVII sec. illustrano alcuni miracoli della Madonna della Quercia.
Un altro chiostro, detto Grande o della Fontana (rivolgersi al custode, ingresso da via del Popolo), realizzato tra il 1550 e il 1633, è decorato con alcune lunette affrescate sempre nel XVII sec. con miracoli della Madonna della Quercia.
L’opera di maggiore prestigio è sicuramente il tempietto marmoreo nel presbiterio eseguito da Andrea Bregno nel 1490 (3); esso custodisce la quercia e la miracolosa immagine della Madonna col Bambino, dipinta su tegola nel 1417 da Mastro Martello detto il Monetto. La complessa macchina è suddivisa longitudinalmente da quattro lesene ornate da candelabre all’antica e orizzontalmente da cornici che definiscono tre diversi ordini: in basso compare una Natività, al centro, e due angeli adoranti nei riquadri laterali; nel centrale, dominato dalla nicchia centinata con angeli che racchiude l’immagine dell Vergine, sono realizzate le figure a rilievo entro nicchie dei santi Giovanni Battista, Lorenzo, Pietro e Paolo; l’ultimo è formato da una lunetta affiancata da torciere che sormonta un timpano, dovo sono rappresentati rispettivamente l’Eterno Benedicente e la colomba dello Spirito Santo. Le facce laterali del tempio furono dipinte intorno alla metà del Cinquecento dal maestro fiorentino Michele Tosini allievo del Ghirlandaio (da cui il suo soprannome) con le figure di San Tommaso d’Aquino e San Vincenzo Ferreri, a sinistra, San Domenico e San Pietro Martire, a destra. Sotto di esse si aprono le porticine, realizzate dall’artista viterbese Roberto Joppolo, che danno accesso alla quercia con la tegola miracolosa. Nella parete retrostante, tra Santa Caterina da Siena e S. Antonino, è riportato uno dei miracoli della Madonna: il Cavaliere reso invisibile per scampare agli assalitori che lo volevano morto.
Alla base della parete sono collocati spezzoni di bombe lanciate sulla zona il 20 gennaio del 1944.
Nella volta del Coro, retrostante il tempietto, è riportato un tondo con la Madonna della Quercia tra San Domenico e San Lorenzo eseguito agli inizi del Cinquecento da maestro Monaldo Trofi, detto il Truffetta, praticamente rifatto nell’Ottocento.
Gli stalli in noce, degli inizi del XVI sec., sono opera degli artisti fiorentini Francesco di Domenico di Zanobio del Tasso e Giuliano di Giovanni detto il Pollastra; il grande leggio, di scuola viterbese (lavorato da Miliziano), risale al 1574.
Il pregevole altare (4), adorno di stucchi e statue del tardo Cinquecento (opera di Pompeo Alberti), presenta una pala con l’Incoronazione della Vergine e santi di fra’ Bartolomeo della Porta e fra’ Paolino da Pistoia (1514-1534).
Il giro della chiesa riprende dall’altare di sinistra dove è collocato un crocifisso ligneo del XVII secolo.
Nel transetto, sopra la tela raffigurante San Pietro martire (attribuito a Pompeo Bartoni), si pongono all’attenzione le vetrate istoriate con alcuni santi che hanno visitato il Santuario.
Sotto la vetrata una lapide ricorda il card. Giovan Francesco da Gambara, vescovo di Viterbo fino al 1576.
Nella cappella del Sacro Cuore c’è la curiosità di un presepio permanente con manichini di artisti lucchesi e fiorentini del XVI-XVII secolo. (5)
La tela alla destra dell’altare, proveniente dalle collezioni comunali, raffigura Pietro salvato dalle acque, quella alla sinistra, opera di Giacinto Brandi, (XVIII sec., presenta l’immagine dell’Ascensione. Sulla sinistra si conserva una seconda tela attribuita a Giovan Francesco Romanelli in cui è raffigurato il Padre Eterno.
Proseguendo nella navata sinistra si possono vedere una tela con la Pentecoste (Francesco Castelli, 1589); una lapide (sopra il confessionale) a ricordo della cappella della Madonna della Pietà con un a tela del maestro viterbese Domenico Costa (1828) con San Domenico.
Nella cappella in cui sono collocate una tela con la Madonna della Quercia e santi (attribuita a Paolino da Pistoia, XVI sec.) ed una della scuola di Sebastiano del Piombo (XVI sec.) con il Battesimo di Gesù Cristo, si apre il piccolo Antiquarium degli ex voto (6) (per la chiave rivolgersi al parroco) dove sono custodite duecentosei tavolette, dipinte tra il XV a il XVIII sec., con scene dei miracoli della Madonna della Quercia, queste costituiscono una delle più importanti raccolte di questa peculiare forma d’arte. Il museo, realizzato in una sala nota anticamente come Chiostro delle donne e successivamente utilizzata come ripostiglio, è stato voluto da mon. Sante Bagnaia e inaugurato nel 1978. Nelle vetrine si conservano paramenti sacri (piviali, pianete) di notevole valore, come il completo indossato da Gregorio XIII nel 1581; vasi sacri, calici; pissidi; ostensori; alcuni ex voto in argento; un busto quattrocentesco del Redentore di Matteo Cividale; tredici statue in bronzo eseguite da fonditori romani nel XVII sec. raffiguranti Cristo e i dodici Apostoli; corali del Cinquecento con delicate miniature. Sono andate distrutte le statue di cera, realizzate a partire dalla fine del 1468 fino al 1609, periodo in cui operò la Bottega della cera, sorta nei pressi della chiesa, dove erano fabbricati e venduti ai pellegrini gli ex-voto richiesti. In ricordo di tali opere si conservano oggi gli acquerelli del Panicale.
Alle pareti sono sistemati due affreschi riportati su tela: quello raffigurante la Madonna col Bambino è attribuito a Carolino da Viterbo (XV sec.).
Sull’altare in fondo alla navata si propone un’Adorazione dei Magi di Francesco Castelli (1598).
La Decollazione del Battista, sulla controfacciata accanto alla bussola di sinistra, è di Pietro Vanni (1878).
Ai lati dell’ingresso centrale sono poste due tele di scuola viterbese del XVII-XVIII sec. Raffiguranti una Madonna Addolorata e la Madonna del Carmine; tutta la parte centrale della controfaccita è occupata dal grande affresco di Angelo Pucciatti (1636) raffigurante Il miracolo del prete di Canepina (malgrado che i nemici gli avessero aperto il petto, riuscì con il cuore e le viscere sulle mani a raggiungere, dopo tre miglia, l’altare della Madonna della Quercia per celebrare la Messa).
Le due pile dell’acqua santa posti in corrispondenza degli ingressi sono di Camillo da Cortona (1555).
Le formelle della Via Crucis sono dell’artista viterbese Alberto Turchetti (1965).
LA STORIA
La costruzione venne realizzate nelle sue strutture essenziali tra la fine del XV secolo e il primo trentennio del Cinquecento, al posto di una primitiva chiesetta campestre, poco più di una capanna di legno. L’erezione avvenne come atto di devozione dei Viterbesi all’immagine della Madonna col Bambino che nel 1417 tale Battista Juzzante fece dipingere su una tegola (un embrice romano) da Mastro Martello, detto il Monetto.
Il devoto committente la incastonò tra i rami di una quercia a protezione del suo podere in contrada Mandriale (o Grazano) e ben presto il verde tabernacolo divenne un sicuro punto di riferimento per i viandanti diretti a Bagnaia e ai boschi del Cimino. Le cronache popolari, tramandate dallo storico viterbese Niccolò della Tuccia, testimone oculare della nascita della nuova devozione, elencano una serie di prodigi miracolosi legati alla sacra immagine, non ultimo quello di aver debellato la pestilenza che infestò le campagne viterbesi nell’estate del 1467 e un terremoto che colpì la città di Siena. Si narra che il 28 agosto di quell’anno una moltitudine di fedeli raggiunse in pellegrinaggio la quercia con la tegola per raccomandarsi alla Vergine. La peste “scacciata da una forza irresistibile fu improvvisamente domata”. Il 20 settembre, a pochi giorni dall’evento miracoloso, i Priori viterbesi accompagnati dalle varie corporazioni e da una folla di ogni ceto sociale, si recarono sul posto per il solenne ringraziamento nel corso di una Messa celebrata su un rustico altare all’ombra della quercia dal card. Pietro Gennari. Fu il sigillo di un “patto d’amore” tra i viterbesi e la Madonna che non si sarebbe più sciolto e che favorì la costruzione nel 1468 della chiesetta “con umile campanile, campana, cimitero, dormitorio, refettorio, orto e magazzini” – affidata ai Gesuati di San Giovanni Colombini di Siena – e, successivamente, del complesso monumentale che oggi ammiriamo, consegnato, con la bolla pontificia di Paolo II, ai Domenicani.
La chiesa venne consacrata dal card. Giovan Francesco De Gambara, vescovo di Viterbo, l’8 aprile del 1578.
ESTERNO
L’elegante facciata di peperino a bugnato smussato, che si conclude in un timpano con due leoni ai lati di una quercia, è aperta da un oculo centrale (tra due piccoli laterali) e da tra portali, i cui stipiti sono decorati da candelabre all’antica, le lunette accolgono preziose terracotte invetriate di Andrea della Robbia (1503): a sinistra S. Pietro Martire e due angeli adoranti; al centro la Madonna col Bambino e i santi Domenico e Lorenzo; a destra S. Tommaso d’Aquino tra due angeli adoranti.
Sopra la lunetta centrale è collocato lo stemma di Giulio II sotto il cui pontificato venne eretta la costruzione.
La porta di mezzo, di quercia massiccia, venne rifatta nel 1620 ad opera di Giovanni di Bernardino da Viterbo e Domenico da Fiorenzuola (1506): notevole, in alto, la scena dell’Annunciazione.
L’ampia scalinata è coronata da due colonne e due pilastri apprestati per la collocazione di scenografie mobili per le sacre rappresentazioni secondo la moda rinascimentale.
L’imponente mole del campanile, a tre ordini, innalzato qualche anno più tardi da Ambrogio da Milano e terminato nel 1505, offre all’immagine-facciata una solenne imponenza; alla sua base sono incise bolle e brevi di alcuni pontefici (tra cui Clemente VIII e Paolo V) che hanno concesso privilegi e indulgenze al Santuario. La campana maggiore (Maria) venne rifusa nel 1578; quella minore (Agata) nel 1655. In alto, a destra della facciata, c’è la curiosità di un balconcino, la Loggia delle benedizioni, protetto da una ringhiera in ferro battuto (con colonnine a spirali, archetti acuti intramezzati da rosoni quadrobati), opera del fabbro viterbese mastro Vincenzo che la collocò nel novembre 1483.
Bibliografia
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THE CHURCH OF ST MARIA DELLA QUERCIA
THE HISTORY
The structure was built between the end of the XV century and 1530 on the site of a country church. Its erection was an act of devotion by the people of Viterbo to the image of the Madonna with Child. It was commissioned by Battista Juzzante to Mastro Martello, known as il Monetto,, who painted it on a tile.
The devoted consignor set the image among the branches of an oak tree to protect his estate and very soon the green shrine became a reference point for passers-by on their way to Bagnaia and the Cimini woods. Popular chronicles tell of a series of prodigious miracles connected to the sacred image, such as the vanquishing of the plague which infested the Viterbian countries in 1467. On August 28th of that year, the devotees made a pilgrimage to the oak tree with the tile to pray to the Virgin. The plague was suddenly tamed. On the 20th of September the Priors of Viterbo, accompanied by the various guilds, went to the place for the solemn giving of thanks. This led to the building of the church and the graveyard in 1468 with a dormitory, refectory, vegetable garden and storerooms. It was entrusted to the Jesuits of Siena and subsequently the complex which we can see today was given to the Dominicans by the Pope Paul II. The church was consecrated by Cardinal Giovan Francesco De Gambara, the Bishop of Viterbo, on the 8th of April 1578.
THE EXTERIOR
The façade in peperino stone and smooth rustication, which ends in a tympanum with two lions at the side of an oak tree, has a central oculus between two side ones and three portals, whose jamb are decorated with candelabra The lunettes hold precious glazed terracottas by A. della Robbia (1503). On the left we can see St Peter Martyr and two Angels. In the middle the Madonna and Child and the Saints Dominic and Lawrence; and St Thomas of Aquino on the right. The crest of Giulio II is above the central lunette, under whose pontificate the church was erected. The middle door is in solid oak. It was restored in 1620 by Giovanni di Bernardino da Viterbo and Domenico da Fiorenzuola (1506). The large flight of steps has two columns and two pillars at the top for the placing of movable sceneries for the performances of religious plays, as was the trend during the Renaissance.
The bell-tower with its three orders was built by Ambrogio from Milano and finished in 1505. Some bulls and briefs of popes who conceded privileges and favours to the Sanctuary are engraved at the base of the bell-tower. To the right of the façade at a certain height there is a balcony, the Loggia delle Benedizioni, protected with a wrought iron railing. This work was by Maestro Vincenzo of Viterbo, who created it in 1483.
THE INTERIOR
The interior has one nave and two side aisles divided up by arches held up by two rows of columns, mostly the creation of Giuliano from Sangallo. The pendentives of the arches were decorated by Cesare Nebbia in 1601 with the images of theTwelve Apostles (1). The main nave, divided into two orders by a cornice held up by brackets, is covered by a ceiling of lacunars by Antonio from Sangallo the Younger (1519-1521). In 1535 Paul III had it covered with the gold arrived from the new world and donated by the Emperor Charles V of Spain. The ceiling portrays the image of the Madonna della Quercia, the crest of Paul III and the lion which is the symbol of Viterbo. The side aisles are covered with trusses. The paintings in the presbytery and the dome were carried out by the Maestros Gavardini and Prosperi (1867). In the right-hand aisle above the inner door hangs a XVII century canvas of St Peter Martyr by Anton Angelo Bonifazi.
On the first altar we can find an altar-piece with a XVII century image of the Dominican Raimondo de Peňafort (2).
The terracotta on the baptistery is by D. Massi (1970) and above this there is a tablet (3) of the XVII century, attributed to F. Caparozzi, portraying the Madonna and Child. The second altar (4) is decorated by a canvas of the Mystical wedding of St Catherine, by G. Ventura Borghesi (1698). The Noli me tangere which hangs above the confessional (5) is by Maestro Brother Bartolomeo Della Porta (1512). On the third altar (6) we can see St Vincenzo Ferreri by the Viterbian G. M. Mari (1724).
Further down there is an anonymous painting portraying The Seven Founder Brothers of the Servants of Maria (XVIII c.). The XVII century organ, whose choir was donated by Cardinal Peretti from Montalto, can be found at the end of the right-hand aisle (7). Under the organ a plaque commemorates the title of basilica given by Pius IX on the fourth centenary of the first miracles of the Madonna della Quercia. Next to the organ hangs a piece of fabric from a Turkish ship which dates back to the Battle of Civitavecchia (1695), donated by A. D. Bussi, a Knight of Malta. Above a beautiful XVII c. tablet of the Sienese school portraying the Mater Divinae Gratiae. The canvas over the altar to the right of the high altar (8) is a copy of G. Reni's St Michael Archangel by Franco Picchioni. The entrance to the sacristy can be found in the right-hand aisle. It is furnished with XVII c. wardrobes in walnut and is decorated with XVII c. paintings and leads to the cloister.
The most important work of art is the marble tempietto in the presbytery (9) by Andrea Bregno in 1490. It holds the oak tree and the miraculous image of theMadonna and Child painted on a tile in 1417 by Maestro Martello (10). This structure is divided lengthways by four pilasters decorated with candelabra and, horizontally, by cornices which define three different orders. A nativity scene can be seen in the lowest one with two Worshipping Angels in the side panels. In the central one, the image of the Virgin, and the figures of the Saints John the Baptist, Lawrence, Peter and Paul. In the last one we can see a lunette with two torch holders above a tympanum where the Benedictory Eternal and the Dove of the Holy Spirit are represented. The sides of the temple were painted around the second half of the XVI c. by Maestro M. Tosini, who was a student of the Ghirlandaio, with the figures of St. Thomas of Aquino and St Vincenzo Ferreri, on the left, St Dominic and St. Peter Martyr, on the right.
The doors, which open up beneath these, were created by R. Joppolo (XX c.) and lead to the oak tree with the miraculous tile. On the wall behind, between St Catherine of Siena St Antonino, one of the Madonna's miracles is portrayed; the Knight made invisible to escape from assailants who wanted him dead. On the lower part of the wall we can see some parts of the bombs which were dropped in the area on the 20th January, 1944. In the Choir vault (11) there is a roundel of the Madonna della Quercia between St Dominic and St Lawrence created at the beginning of the XVI c. by Maestro M. Trofi, also known as the Truffetta, and re-done in the XIX c. The stalls in walnut were made by F. di Domenico di Zanobio del Tasso and G. di Giovanni, also known as the Pollastra at the beginning of the XVI c. The lectern dates back to 1574. The altar (12), decorated with stuccos and statues from the late 1500s (by Pompeo and Michele Alberti), is covered with an altar-piece depicting theCoronation of the Virgin and saints from pictures by Brother Bartolomeo della Porta with paintings by Brother Paolino da Pistoia (1514-1534) and M. Albertinelli.
A wooden cross of the XIV c. hangs above the left-hand altar (13). The windows in the transept, above the canvas portraying St Peter Martyr (attributed to Pompeo Bartoni), are decorated. Under the window hangs a plaque commemorating Cardinal G. F. da Gambara. A crib can be seen in the Sacred Heart Chapel all year round with small figures by artists of the XVII c. from Lucca and Florence (14). The canvas on the right of the altar portrays Peter saved from the waters by Giacinto Brandi. The painting on the left-hand side depicts the Ascension by Romanelli. On the lunette the Eternal Father is portrayed. Further along the left-hand aisle we can see (15) a canvas of the Pentecost (F. da Castello, 1589), a plaque remembering the chapel of the Madonna della Pietà (16) and a canvas (17) by the Maestro D. Costa (1828) portraying St Dominic. There is another chapel (18) with a canvas portraying the Madonna della Quercia and saints (attributed to Paolino da Pistoia of the XVI century and one from the school of S. del Piombo (XVI c.) of the Baptism of Jesus Christ. In this chapel (19) there is a small Antiquarium of the ex voto (19) containing tablets painted between the XV and the XVIII c. with scenes of the miracles of the Madonna della Quercia. The museum is situated in a room which was known in ancient times as Women’s Cloister and was opened in 1978. Here we can see vestments, vases, goblets, pyxes, silver ex-voto and bronze statues. Two frescoes on canvas hang on the walls with the one portraying the Madonna with Childattributed to Carolino da Viterbo (XV c.). On the altar at the end of the nave (20) we can see an Adoration by F. da Castello (1598). Back to the main nave, the Decollation of the Baptist, on the contra-façade next to the left-hand inner door, is by P. Vanni (1878). On each side of the main entrance there are two canvases by the Viterbian school of the XVII-XVIII c. portraying Our Lady of Sorrows the Madonna del Carmine. All of the central part of the contra-façade (21) is taken up by the large fresco by A. Pucciatti (1636) showing The miracle of the Priest from Canepina . The two stoups for the holy water next to the entrances are by Camillo da Carrara (1555). The panels of the Via Crucis are by the artist A. Turchetti (1965).
ESSENTIAL BIBLIOGRAPHY
Signorelli Mario, Santuario Madonna della Quercia, Viterbo: storia, arte e culto nei secoli, a cura della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo in occasione del V centenario della Manifestazione miracolosa, Viterbo 1967.
Gianfranco Ciprini, Francesco Ciprini, La Madonna della Quercia. Una meravigliosa storia di fede, vol. I,II. Viterbo, 2005.